Nel periodo natalizio le piazze delle città e dei paesi ma anche le case vengono decorate con ghirlande, lucine a intermittenza e gli immancabili alberi di Natale.
Sapete da dove arriva la tradizione di addobbare gli abeti per celebrare il 25 dicembre?
Ebbene, sembra che il primo albero di Natale della storia fosse quello eretto nella piazza del municipio a Tallin, in Estonia, nel 1441. Attorno a questo grande abete i ragazzi e le ragazze ballavano nella speranza di trovare l'amore.
Questa usanza tanto fu apprezzata che venne portata avanti per diversi anni. La stessa tradizione prese piede anche in Germania. Un testo scritto a Brema nel 1570 racconta di un grande albero che veniva addobbato con noci, mele, fiori di carta e datteri.
Riga, la capitale della Lettonia, da tempo si è auto dichiarata la città del primo albero di Natale della storia. Esiste una targa scritta in otto lingue diverse nella quale viene dichiarato che il primo albero fu addobbato proprio a Riga nel 1510.
L'albero di Natale ha dunque oltre 500 anni di storia alle spalle e nel corso del tempo tanto è cambiato il modo di decorarlo. Fino a una trentina di anni fa più o meno, gli alberi di Natale erano solo gli abeti che profumavano le stanze di quell'odore di resina.
Mi ricordo molto bene quel profumo intenso reso ancora più accentuato dal tepore del camino.
Oggi l'abete vero viene spesso sostituito con quello sintetico. Ne esistono di infinite fogge, altezze, innevati oppure no, verdi o bianchi e fin'anche con le fibre ottiche integrate.
Con l'abete finto non c'è il rischio di aprirlo e scoprire che magari da una parte è tutto spelacchiato e senza rami dove appendere le palline però non ha profumo. Direte voi che quelli finti nemmeno perdono gli aghi: errore.
Il mio siccome è parecchio datato e pure parecchio spelacchiato, ogni volta che lo sfioro fa cadere sul pavimento un mucchio di aghetti di plastica.
Vero è che così pare più realistico ma quegli aghetti si appiccicano sotto le ciabatte pelose e me li porto allegramente per tutta la casa, ritrovandoli poi fino a Pasqua un po' ovunque.
Perché non lo cambio con uno nuovo? Un po' ci sono affezionata a quell'albero che ogni volta che lo monto ramo per ramo inizia a perdere aghi. Le bimbe ridono come matte e oramai è diventato tradizione a casa anche quell'albero altissimo ma spelacchiato come pochi.
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